Prima è calato il silenzio in sala operatoria: forse i presenti non avevano capito bene le parole pronunciate dal primario. Poi, i componenti dello staff chirurgico hanno cominciato a scambiarsi delle occhiate e a quel punto uno degli altri medici in sala operatoria ha preso la parola per protestare contro gli insulti omofobi che il numero uno della chirurgia avrebbe pronunciato nei confronti di un paziente in quel momento sedato per l’operazione in corso. Frasi del tipo: «Non è giusto che in questo periodo di emergenza io debba perdere tempo per operare questi froci», ripetute non una ma diverse volte, seguite dalla richiesta di uscire dalla sala operatoria rivolta al medico che protestava per quelle parole. Un fatto avvenuto il 25 marzo scorso a Cittiglio, dove ha sede un ospedale dell’azienda socio sanitaria territoriale di Varese.
Gli insulti omofobi rivolti al paziente cui è seguita la discussione accesa fra il primario e un anestesista che lo ha redarguito sono contenuti in un esposto presentato ai vertici dell’azienda ospedaliera di Varese, da cui non arrivano commenti anche se il primario risulterebbe per il momento sospeso dal servizio. Nonostante il fatto sia avvenuto più di tre mesi fa la notizia ha cominciato a circolare nella tarda serata di martedì e sul punto è intervenuto il presidente dell’Arcigay di Varese Giovanni Boschini: «Vogliamo ringraziare chi ha effettuato l’esposto e non è rimasto indifferente davanti all’ennesimo intollerabile atto di omofobia. Al paziente coinvolto va tutta la nostra solidarietà». Un argomento che assume valore di grande attualità dal momento che «proprio in questi giorni è stata depositata una legge contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale che ha lo scopo di porre un argine ai sempre più crescenti atti di omofobia nel nostro Paese, che spesso rimangono sommersi e non vengono denunciati», dicono dall’Arcigay, aggiungendo che «oltre alle sanzioni sarebbe utile anche avviare un percorso formativo e per questo ci rendiamo disponibili a collaborare con l’azienda ospedaliera per percorsi di educazione alle diversità, affinché a nessun altro paziente possa capitare nuovamente una disavventura simile. Nel frattempo, rimaniamo piacevolmente stupiti dal senso civico delle persone che hanno assistito all’episodio e non hanno esitato a effettuare l’esposto».
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