Si è tolta la vita in Canada Sarah Hijazi, giovane attivista lgbt egiziana che nel 2017 era stata arrestata per aver sventolato una bandiera arcobaleno durante un concerto nella capitale Il Cairo. Liberata e ottenuto l’asilo in Canada dopo una pressante campagna internazionale, aveva raccontato delle violenze e delle torture subite in carcere e aveva continuato a lottare per i diritti, anche da lontano. “Ai miei fratelli e sorelle, ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. Ai miei amici, l’esperienza e’ dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Al mondo, sei stato davvero crudele! Ma io perdono”, ha lasciato scritto nella sua ultima lettera.
Era finita in carcere con l’accusa di promuovere “l’omosessualità e la deviazione sessuale” per aver sventolato la bandiera Lgbt in un certo dei Mashrou Leila. E’ stata liberata un anno dopo, nel 2018, ma si era portata dentro i segni delle atroci sofferenze subite. In uno dei suoi ultimi post aveva scritto “il cielo è più dolce della terra! Voglio il cielo non la terra”.
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