La sentenza afferma che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964 protegge non solo dalla discriminazioni basate sulla razza o la religione ma anche da quelle basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Dunque, protegge anche il lavoratori Lgbt, Viene quindi riconosciuto che lì dove la legge parla di ‘sesso’ non ci si riferisce solo alla potenziale discriminazione delle donne.
“Un datore di lavoro – si legge nella sentenza – che licenzia un individuo per il fatto di essere omosessuale o transgender licenzia quella persona per caratteristiche o azioni che non avrebbe messo in discussione nei membri di un sesso diverso. Il sesso svolge un ruolo necessario e indiscutibile nella decisione, esattamente ciò che il Titolo VII vieta”.
La presa di posizione della Corte Suprema avrà prevedibilmente un grande impatto per gli oltre 8 milioni di lavoratori Lgbt in tutto il Paese: la maggior parte degli Stati Usa infatti non li proteggeva fino ad ora dalle discriminazioni sui luoghi di lavoro.
Negli anni della presidenza di Barack Obama, la commissione federale Equal Employment Opportunity aveva modificato la sua interpretazione della legislazione sui diritti umani per includere la discriminazione contro le persone Lgbt. Ma l’amministrazione Trump aveva cambiato linea rispetto al suo precedessore, facendo fare passi indietro sulla tutela dei diritti del movimento Lgbt ( da la Repubblica).